Amarone – uno dei più preziosi vini rossi d’italia
- Tipo di escursione: enogastronomica
- Durata: 2 ore
- Costo: 200 Euro*
*incluso costo del trasporto, al massimo 3 persone
non è incluso il costo della degustazione
La storia della produzione del vino nelle colline della Valpolicella e il profondo legame tra la vite e il territorio circostante affondano le radici nell’antichità. Il nome Valpolicella deriva dal greco e dal latino “Vallis-polis-cellae”, che vuoldire la “Valle dalle molte cantine”.
Ai tempi di Teodorico il Grande (V-VI secolo), il re germanico degli Ostrogoti si recò spesso a Verona nel suo castello sul colle San Pietro, ed il suo ministro Cassiodoro, scrittore, filosofo ed anche ottimo enologo, personalmente si occupava della organizzazione della tavola del re. Cassiodoro sceglieva accuratamente il vino dai vignaioli della Valpolicella.
Il vino era rosso porpora, aromatico, nobile e corposo ed in quel momento si chiamava “acinatico”, che corrisponde oggigiorno al nostro dolce Recioto.
In una delle sue lettere Cassiodoro descrive questo vino, che si produce utilizzando l’appassimento dell’uva, e lo definisce come “mosto invernale, freddo sangue dell’uve, il liquor sanguigno, porpora bevibile, violato nettare”.
Già all’inizio del periodo cristiano i vini di Verona furono molto apprezzati, sia tra la gente, sia tra i religiosi. Anche il vescovo San Zeno, protettore della città di Verona, vissuto nel IV secolo, si era sempre interessato alle vigne e al vino, menzionandoli nei suoi scritti e promuovendo la cultura del vino e il suo consumo.
Anche se questa uva e il vino furono già famose nel II secolo a.C. sotto il nome di “retico”, (il nome deriva dalle popolazioni dei Reti e degli Arusnati, avi degli Etruschi). Questi popoli si sono stabiliti nel cuore dell’attuale Valpolicella nel III secolo a.C, dove formarono il loro centro amministrativo a Fumane, sotto il nome di “Pagus Arusnatuim”. Qui hanno fatto crescere rigogliose sia le vigne, che gli olivi.
I poeti latini Virgilio e Catullo hanno cantato nelle loro poesie il vino rosso “retico”, lodando le sue caratteristiche e qualità. Illustri personaggi, come il generale e politico romano Catone e l’imperatore Giulio Cesare furono dei grandi estimatori del vino veronese e come loro molti altri.
Gli amanti del buon vino avranno sicuramente già sentito parlare dei vini come l’Amarone della Valpolicella Classico, Ripasso della Valpolicella Classico e Recioto della Valpolcella Classico, che si producono nella zona storica della Valpolicella Classica, nei cinque comuni di Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambroggio e San Pietro in Cariano, ma che vengono prodotti anche negli altri comuni della Valpolicella. In mezzo a queste dolci colline, che rendono questa zona come una delle più belle e visitate d’Italia, nascono questi vini sublimi, provenienti da uve autoctone come la Corvina, il Corvinone e la Rondinella.
La Corvina, considerata la “regina delle uve”, viene usata nell’uvaggio per il 45%-95%, aggiunge struttura, corposità e tannicità, e regala al vino un colore rubino intenso con dei riflessi bordo scuri, regalando al vino un aroma di ciliegia, di prugne secche, di mirtilli e more.
Corvinone è un altro tipo d’uva molto importante e per molto tempo ritenuto il clone della Corvina, ma nel 1993, grazie a studi genetici approfonditi, è stato catalogato come varietà con un genotipo a sè stante. Il Corvinone aggiunge tannini, struttura e un colore granato; il chicco d’uva è più grande e la buccia più spessa.
Altri tipi d’uva vengono aggiunte in percentuali minori nella produzione dei vini della Valpolicella, come la Rondinella, la Molinara, l’Oseleta, la Negrara e la Croatina.
Il vino rosso Amarone Valpolicella Classico DOCG è uno dei migliori e più prestigiosi, con aromi di ciliegia matura, mirtilli, more, tabacco, spezie, muschio, terra bagnata e sottobosco, e con delle leggere note balsamiche ed erbacee, a volte con delle note di spezie dolci, come la cannella e la liquirizia.
Amarone significa “amaro”, e l’hanno chiamato così per paragonarlo con il vino dolce Recioto, quindi se il vino prodotto non è dolce allora è amaro.
Il poeta veronese Berto Barbarani, nel 1906, scrisse: “Come elogiare le virtù di questo vino, che ha il colore delle albe e dei tramonti, che è saggio ed eloquente…, lirico…, malinconico…, arguto…”.
Nell’Ottocento Giuseppe Berretta, scrittore veronese, citando il Recioto disse: “Da queste rive io più non parto. Qui si distilla un balsamo dolce, potabile che i nervi e le viscere d’ogni antichissimo male acerbissimo presto delibera…”.
Giuseppe Silvestri, storico veronese, fece una descrizione della Valpolicella, in questi termini: “Non lo splendore del paesaggio, non gli eventi della storia, non i monumenti dell’arte, non i canti dei poeti, è servito a render nota la Valpolicella quanto il suo prodotto tipico: il vino”.
Ci vediamo nei vigneti di Valpolicella,
la vostra guida Kristina.